Tossicità e Tossicologia

 

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Elenco dei principali articoli di My-personaltrainer.it che affrontano il tema "Tossicità e Tossicologia".

Avvelenamento da funghi velenosi

Tossine negli alimenti

Fitoterapia: i rischi del naturale

Cancerogeni e cancerogenesi

Tossicologia dei metalli pesanti

 

 


Avvelenamento da funghi velenosi

Tra tutte le specie di funghi ne esistono circa un centinaio di tossiche e fortunatamente soltanto una dozzina risulta letale. L'avvelenamento da funghi può essere a:

LENTA INSORGENZA
RAPIDA INSORGENZA (a circa 3 ore dall'ingestione)
In generale, i sintomi dell'intossicazione da funghi possono colpire il sistema gastrointestinale ed il sistema nervoso, con la presenza di tremori e convulsione. La terapia per curare le intossicazioni da funghi prevede la somministrazione di antidiarroici ed antiemetici nel caso di effetti gastrointestinali, o di benzodiazepine nel caso di sintomi neurologici.

Le principali specie fungine coinvolte nelle intossicazioni a rapida insorgenza sono l'Amanita Muscaria od ovolo malefico e l'Amanita Panterina o tignosa bruna. Invece, un esempio di fungo molto tossico, ma con una lenta insorgenza dei sintomi, è dato dall'Amanita Phalloides o tignosa verdognola; è infatti sufficiente ingerire metà del cappello di questo fungo per avere effetti a livello gastrico e neurologico, sino alla morte. Gli effetti causati dall'Amanita Phalloides insorgono anche dopo 24-48 ore dalla sua ingestione. Questo fungo contiene un mix di sostanze tossiche che appartengono a diverse famiglie e che possiedono meccanismi d'azione differenti. Queste sostanze pericolose e letali sono:

AMATOSSINE: sono presenti in bassa concentrazione, possono essere riassorbite a livello intestinale ed inibiscono la RNA polimerasi II, con conseguente inibizione della sintesi del mRNA e delle proteine;
FALLOTOSSINE: producono gravi danni epatici e neurologici (encefalopatia);
VIROTOSSINE: hanno più o meno lo stesso effetto delle precedenti.



Tossine negli alimenti

In questo articolo si analizzano alcune tossine presenti negli alimenti, in grado di sviluppare degli effetti avversi nel nostro organismo. Queste sostanze tossiche sono:

INIBITORI ENZIMATICI: i legumi - come soia, fagioli, ceci ecc. - contengono delle sostanze che si comportano come inibitori delle proteasi, delle lipasi, delle amilasi e di altri enzimi. Queste sostanze inibitorie - a dosi elevate, non certo raggiungibili con un'alimentazione equilibrata - possono provocare diversi effetti avversi. Il primo effetto è a livello del pancreas, con un'ipertrofia pancreatica, il secondo, invece, consiste in una ridotta crescita dell'organismo.

LECTINE: le lectine sono proteine, glicoproteine o lipoproteine, che fanno parte della famiglia vegetale delle fitoemaglutinine, così chiamate perché favoriscono l'aggregazione dei globuli rossi. Quest'ultime si ritrovano nei semi di circa ottocento piante, di cui seicento della famiglia delle leguminose. Una volta ingerite, vanno a legarsi alle cellule dell'epitelio intestinale, riducendo la capacità assorbente dell'intestino. Normalmente, queste proteine vengono inattivate con la cottura.

GLUCOALCALOIDI: i glucoalcaloidi derivano da alcune solanacee come le patate, le melanzane ed i pomodori. Le sostanze in esame - che si possono sviluppare ed accumulare all'interno di queste piante - sono le solanine. Un'eccessiva introduzione nell'organismo di solanine (dosaggio superiore ai 20 mg per 100 grammi di solanacea) può provocare un'azione irritante ed inibire l'azione dell'acetilcolinesterasi.

ACIDO OSSALICO: lo ritroviamo principalmente in pomodori, spinaci, tè e cacao. L'acido ossalico è tossico perché lega il calcio rendendolo non più disponibile al nostro organismo; inoltre i cristalli di calcio che precipitano provocano dei danni al tessuto renale e vasale. Anche in questo caso è molto difficile assumere una quantità di acido ossalico tale da causare questi effetti, proprio perché i quantitativi da assumere sono molto alti (si parla di più di due chili di pomodori e più di mezzo chilo di spinaci).

ACIDO FITICO: lo si ritrova nei cereali, nei legumi e nella frutta secca. L'acido fitico lega i metalli bivalenti e trivalenti, importanti per il funzionamento cellulare. L'acido fitico può quindi ridurre l'assorbimento di rame, zinco, ferro e calcio.

AMINOACIDI TOSSICI: questi aminoacidi “anomali o atipici” sono ben diversi dagli aminoacidi classici impiegati per la formazione delle proteine. Una maggiore introduzione di questi amminoacidi anomali provoca il NEUROLATTIRISMO. I principali responsabili di questa conseguenza sono il DABA (acido L-2,4-diamminobutirrico) e l'ODAP (acido 3-N-ossil-diamminopropionico), presenti soprattutto nei semi della cicerchia. Il neurolattirismo è caratterizzato da debolezza e rigidità muscolare muscolare, sino alla paralisi degli arti inferiori. Un'altra patologia molto pericolosa è il FAVISMO. Questa patologia è caratterizzata dalla carenza di un enzima, che è il glucosio-6-fosfato-deidrogenasi. Un individuo che presenta il favismo riesce a produrre soltanto piccole quantità di NADPH (necessario, tra l'altro, per il funzionamento del glutatione, quindi utile per l'azione antiossidante e per l'integrità dei globuli rossi). Per questo motivo, quando le persone affette da favismo assumono delle piccole quantità di alimenti, come le fave, che contengono l'aminoacido tossico 3,4-diidrossifenilalanina, possono andare in contro ad emolisi dei globuli rossi e nei casi più gravi anche a morte.

COMPOSTI CIANOGENETICI: queste tossine alimentari si trovano soprattutto nei semi racchiusi nel nocciolo, come quello della pesca, dell'albicocca o della ciliegia. Un esempio di composto cianogenetico è dato dall'amigdalina, un glicoside in grado di produrre acido cianidrico. L'acido cianidrico è un veleno mitocondriale che ostacola la produzione di adenosintrifosfato (ATP), essenziale per il nostro organismo.

SOSTANZE VASOATTIVE, come la tiramina contenuta in alimenti fermentati, come formaggi, prodotti lievitati, birra, vino e caffè. La tiramina è un'amina simpatico-mimetica indiretta, in grado di svuotare le vescicole che contengono la noradrenalina e l'adrenalina, provocando un rilascio massiccio di questi neurotrasmettitori soprattutto a livello cardiaco e vasale. La conseguenza è una crisi ipertensiva. In pazienti depressi, la cui cura prevede la somministrazione dei MAO inibitori, la tiramina non viene degradata causando ipertensione

 

 

Fitoterapia: i rischi del naturale

Vengono ora descritti i possibili rischi relativi al consumo di prodotti naturali in grado di provocare delle reazioni avverse. I rischi sono relativi alla pianta, al prodotto ed al paziente.

Le reazioni avverse pianta-specifiche possono essere sviluppate a causa di contaminazioni, presenza di sostanze tossiche o di fitocomplessi, e variabilità dei tempi di raccolta. Le reazioni avverse causate dal prodotto possono essere provocate da episodi di sofisticazione, dalla variabilità della titolazione e dalla presenza di informazioni non adeguate in etichetta. Infine, le reazioni del paziente possono essere causate da effetti indesiderati, da possibili interazioni con alimenti e medicinali, o ancora dall'uso in gravidanza. Riguardo a quest'ultimo punto, l'impiego di fitoterapici in stato di gravidanza è hainoi molto gettonato; le gestanti ricorrono a questi prodotti per ridurre il senso di nausea, stipsi, insonnia, dolori alla schiena e infezioni alle via urinarie, nella convinzione che i fitoterapici facciano meno male dei prodotti di sintesi. Purtroppo, però, alcune preparazioni di origine vegetale possono causare seri problemi al feto, perché capaci di attraversare la barriera placentare e/o aumentare la contrattilità uterina. Propoli e alcaloidi, ad esempio, sono molto pericolosi in stato di gravidanza.

Gli alcaloidi pirrolizidinici sono contenuto nelle Orchidiaceae, Boraginaceae, Asteraceae e Fabaceae. Sul feto questi alcaloidi presentano un forte potere mutageno e la tossicità è soprattutto cronica, derivante dal consumo giornaliero di farine, miele o latte contaminato. Questi alcaloidi possono provocare il “mal giamaicano” che è una forma grave e letale di cirrosi. Il mal giamaicano è conosciuto anche come malattia veno-occlusiva del fegato.

INTERAZIONE TRA DROGHE VEGETALI E FARMACI DI USO COMUNE

Molti prodotti di origine vegetale possono interagire con i classici farmaci, alterandone gli effetti. Le interazioni che possono insorgere tra fitoterapici ed i farmaci sono:

Interazioni farmacocinetiche, con conseguente modifica dell'assorbimento, della distribuzione, del metabolismo e dell'eliminazione del farmaco. In poche parole viene modificata la biodisponibilità del farmaco;
Interazioni farmacodinamiche con conseguente modifica del meccanismo d'azione del farmaco;
Interazioni di tipo chimico che riguardano la fase farmaceutica.
LE INTERAZIONI FARMACOCINETICHE

INTERFERENZA NELLA FASE DI ASSORBIMENTO
A livello dell'assorbimento il prodotto naturale può creare delle interferenze con il farmaco.:

Può legarsi al farmaco formando un complesso insolubile nei liquidi gastrointestinali, impedendone l'assorbimento;
Può assorbire il farmaco impedendone l'assorbimento;
Può andare a modificare il pH gastrico;
Può accelerare o rallentare la motilità intestinale;
Può modulare la glicoproteina-P (P-gp).
La glicoproteina-P è una proteina trasportatrice ATP dipendente, utilizzata dalla cellula come una sorta di difesa per ridurre l'assorbimento o accentuare l'eliminazione di tossine endogene od esogene. Questa glicoproteina si trova a livello del rene, dell'intestino, della BEE e del pancreas. La P-gp possiede dei substrati a cui si legano non solo tossine, ma anche dei farmaci come antitumorali, cardiovascolari, antibiotici, steroidi, citochine, antistaminici, anti-HIV, anestetici ecc.
Se il prodotto naturale modulante la P-gp viene assunto contemporaneamente ai farmaci precedentemente citati, si ha una modificazione dell'attività di questa glicoproteina, la quale a sua volta va a modificare l'assorbimento dei farmaci con una conseguente alterazione dell'attività farmacologica. Per esempio il succo di pompelmo agisce sulla glicoproteina-P, modificando la biodisponibilità del farmaco somministrato, aumentandone l'assorbimento e riducendone l'eliminazione. Anche l'iperico agisce su questa proteina di trasporto aumentando l'eliminazione del principio attivo. Altri prodotti naturali in grado di modificare la biodisponibilità di un medicinale sono il biancospino, il cardamomo, l'aglio ed il cardo mariano, secondo modalità simili a quelle viste per l'iperico.

INTERFERENZA NELLA FASE DI METABOLISMO
Il metabolismo è il processo farmacocinetico maggiormente “colpito” dalle interazioni tra fitoterapici e farmaci. Le fasi del metabolismo coinvolte sono le reazioni di fase 1 e di fase 2, con una maggiore induzione - da parte dei prodotti vegetali - dei citocromi P450.
Grazie all'induzione del citocromo P450 si ha una diminuzione dell'efficacia del farmaco, per accentuato metabolismo dello stesso. Viceversa, il rallentamento della funzionalità del citocromo P450 prolunga la permanenza del farmaco nell'organismo; si avrà quindi un aumento di efficacia del farmaco. Tra le sostanze che interferiscono con il metabolismo dei medicinali ricordiamo ancora una volta l'aglio e l'iperico.

INTERFERENZA NELLA FASE DI ELIMINAZIONE
L'eliminazione del farmaco può essere influenzata da prodotti naturali che si comportano da diuretici (aumentano la produzione di urina), da acidificanti delle urine (aumentano l'escrezione dei farmaci basici) o da induttori delle glicoproteine-P presenti a livello renale (aumentano l'escrezione dei substrati che si legano a queste P-gp).

LE INTERAZIONI FARMACODINAMICHE
Per quanto riguarda le interazioni farmacodinamiche, il prodotto naturale aumenta o riduce l'attività di un farmaco. Nella tabella seguente vengono riportati alcuni esempi di interazioni tra fitoterapici e farmaci, con i possibili effetti che si possono ottenere.

PRODOTTO NATURALE
FARMACO EFFETTO
Tutti i prodotti contenenti Cumarine
Anticoagulanti (Aspirina®) Aumento dell'effetto del farmaco con conseguente crisi emorragica. Maggiore fluidità del sangue.
Antiagreganti (ginko, aglio, angelica) Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) Aumento dell'effetto antiaggregante con possibilità di crisi emorragica. Maggiore fluidità del sangue.
Droghe contenenti ammine simpatico-mimetiche (arancio amaro, efedra) Anti-ipertensivi Riduzione dell'effetto anti-ipertensivo.
Arpagofito o artiglio del diavolo Warfarin (anticoagulante)
Modificazione dell'effetto del farmaco con conseguente crisi emorragica
Estratto di mirtillo Warfarin (anticoagulante) Crisi emorragica
Arpagofito o artiglio del diavolo Farmaco a base dell'alcaloide della digitale (digossina) con azione cardiovascolare Modificazione dell'effetto del farmaco a livello cardiaco.
     

Oltre all'arpagofito e al mirtillo possono interagire con i vari farmaci anche Ginko, Iperico, Aglio e Gingseng. Il Ginko reagisce principalmente con Warfarin, calcio antagonisti, antidepressivi e salicilati. L'Iperico con Warfarin, digossina, antidepressivi ansiolitici, ormoni sessuali, antivirali, immunosopressori, antitumorali, anestetici e teofillina. L'Aglio con Warfarin, ACE inibitori, antivirali ed antinfiammatori. Infine il Gingseng interagisce con Warfarin, antipiastrinici, antidepressivi e antiepiletici.
Si prende ora in esame il Ginko con le possibili interazioni ed effetti.

  1. Ginko + Warfarin = antagonizza il fattore di aggregazione piastrinica (PAF) con conseguente emorragia;
  2. Ginko + antinfiammatori = antagonizza il PAF;
  3. Ginko + antipiastrinici = antagonizza il PAF;
  4. Ginko + calcio antagonisti = induzione del citocromo P450 con conseguente azione ipotensiva;
  5. Ginko + antidepressivo = azione GABAergico con depressione del SNC sino al coma.

Molto importante citare alcune precauzioni.

  • Naturale non è sicuramente sinonimo di innocuo, anzi, casomai è il contrario, perché i prodotti naturali sono soggetti a minor controlli;
  • Attenzione alle possibili interazioni tra prodotti naturali e farmaci;
  • Evitare il consumo di prodotti naturali in caso di gravidanza ed allattamento;
  • Evitare la somministrazione ad anziani, bambini e neonati;
  • In caso di reazioni avverse, segnalarle immediatamente agli organi competenti con la compilazione delle apposite schede;
  • Consultare SEMPRE il medico prima di associare fitoterapici a farmaci di sintesi.

 


Cancerogenesi

Una sola mutazione non provoca il cancro; piuttosto, sono necessarie più mutazioni in zone molto critiche della cellula, come i geni ed il DNA.

La cancerogenesi è un processo che porta alla formazione del cancro. Il cancro è un insieme di patologie caratterizzate da un incontrollato accrescimento di cellule anomale. Queste cellule danno origine ad una popolazione cellulare che - oltre alla capacità di riprodursi velocemente - possiede molte caratteristiche, come le capacità di resistenza e la possibilità di invadere sia gli organi ed i tessuti più vicini che quelli più lontani.

La cancerogenesi può essere causata da agenti genotossici ed in tal caso si parla di CANCEROGENESI MUTAZIONALE. Tuttavia, la cancerogenesi può essere causata anche da agenti non genotossici o da agenti epigenetici, per cui viene chiamata CANCEROGENESI EPIGENETICA.

Nella cancerogenesi mutazionale gli agenti genotossici e DNA-reattivi vanno a provocare una mutazione nella cellula sana. Questa mutazione provoca un'alterazione del materiale genico all'interno della cellula, quindi porterà alla formazione diretta di neoplasie.

Nella mutazione epigenetica, invece, la cellula “sana” contiene già i geni per lo sviluppo del cancro. Questi geni inizialmente si presentano in modalità inattiva, però possono essere attivati dall'azione di particolari agenti promotori o epigenetici.

Gli agenti epigenetici possono essere degli ormoni (estrogeni coniugati), immunosoppressori, sostanze allo stato solido (materiale plastico ed eternit/amianto o asbesto), le TCDD (2,3,7,8-tetraclorurodibenzo-p-diossina, note come diossine) e gli esteri del forbolo (tetradecanoilforbolo acetato, DDT).
Molto importante ricordare che un mutageno può diventare un cancerogeno, ma non è detto che un cancerogeno sia un mutageno.
Che cos'è un cancerogeno? Il cancerogeno è una sostanza che dà origine a neoformazioni tissutali con caratteristiche atipiche. Non è sempre detto che le neoformazioni tissutali siano maligne; può anche darsi che la neoformazione sia benigna e poi con il tempo si trasformi in maligna, o rimanga tale. In qualunque caso di neoformazioni bisogna sempre rivolgersi ad un medico specializzato che tenga sotto controllo la situazione della crescita cellulare.

I cancerogeni a loro volta possono anche classificarsi in:

  • CANCEROGENI CON ATTIVAZIONE-INDIPENDENTE o DIRETTI: i cancerogeni primari o diretti, come per esempio gli agenti alchilanti o gli isotopi radioattivi, sono già attivi e non necessitano di attivazioni metaboliche per esplicare la loro azione tumorale;
  • CANCEROGENI CON ATTIVAZIONE-DIPENDENTE o INDIRETTI: i cancerogeni indiretti, noti anche come cancerogeni secondari o procancerogeni (ammine aromatiche, IPA), devono essere prima attivati da metabolizzazioni per esplicare la loro attività cancerogena. La maggior parte dei cancerogeni sono di questo tipo.

Che cos'è il genotossico?

Il genotossico è una sostanza che deriva da un progenotossico, il quale - per diventare tale ed indurre una mutazione - deve subire una bioattivazione metabolica. La stessa cosa si può applicare anche per il cancerogeno. Quindi il cancerogeno terminale deriva dal procancerogeno attivato con una bioattivazione.

Ritornando al percorso dello sviluppo della cancerogenesi, se la cellula subisce una mutazione al materiale genico può ripararsi o andare in contro ad apoptosi. Se la fase di riparazione o la morte cellulare non ha avuto un buon successo, durante la replicazione della cellula mutata l'alterazione viene trasmessa a livello delle cellule figlie. Fortunatamente, la mutazione può essere silente ed in tal caso non c'è il verificarsi di neoplasie, ma se la mutazione ha colpito particolari geni della cellula (onco-soppressori o proto-oncogeni), quest'ultima si avvia verso la produzione di tessuto neoplastico. Lo sviluppo del tumore è regolato da due particolari proteine (geni) che sono:

  1. PROTO-ONCOGENI: accelerano l'attività di proliferazione del tumore riducendo l'apoptosi cellulare;
  2. ONCO-SOPPRESSORI: rallentano l'attività di proliferazione del tumore aumentando l'apoptosi cellulare

Normalmente l'attività di questi due geni è bilanciata; fanno cioè in modo di controllarsi a vicenda e la cellula ha uno sviluppo controllato. Con l'intervento di una mutazione che sbilancia tale equilibrio, avremo un'elevata attività dei proto-oncogeni ed un'eccessiva riduzione degli onco-soppressori. In seguito a questo sbilanciamento la cellula va in contro a formazione neoplastica.
Un esempio di proto-oncogeni è il gene ras, mentre tra gli onco-soppressori ricordiamo le proteine p53. È stato constatato che nel 50% dei casi una mutazione a livello delle proteine p53 provoca la formazione di tumori nell'uomo. Le proteine p53 vengono anche definite “guardiani del genoma”, quindi sono in grado di bloccare il ciclo cellulare in caso di avvenuta mutazione. Con il blocco del ciclo cellulare permette alla cellula di riparare e indurre apoptosi in caso di fallimento.

Le tappe della cancerogenesi


La cancerogenesi è composta principalmente da 3 tappe.

La prima tappa è la fase di INIZIAZIONE ed è dovuta al contato con il genotossico, che va provocare la mutazione nelle cellule. Le cellule che hanno la mutazione vengono chiamate anche cellule iniziate. Non è detto che questo danno provochi il tumore, ma in molti casi le cellule hanno proprio bisogno di questo promotore che agevoli l'azione di sviluppo della neoplasia.

La seconda tappa è quella di PROMOZIONE, che non è un qualcosa di positivo perché in questa fase le cellule iniziano tumore la loro moltiplicazione dando origine ad un raggruppamento di cellule con genoma modificato.

Infine, la terza ed ultima tappa è la PROGRESSIONE, che inizialmente si presenta con raggruppamento di cellule benigne (neoplasia benigna), però con il passare del tempo le cellule benigne si trasformano in cellule maligne, in seguito all'intervento di altri promotori o altre mutazioni.
Molto importante per lo sviluppo del tumore è la sequenza delle tappe descritte precedentemente.

 

Tossicologia dei metalli pesanti

Per scaricare il documento completo sulla tossicologia dei metalli pesanti clicca qui


•Pb, Hg, As, Cd
–cibo, acqua
–utensili, tubature,vernici
–pesticidi, farmaci
–aria, combustioni


•Legami con gruppi reattivi (ligandi)
–ossigeno, zolfo, azoto
–legame coordinato

Piombo

•Vernici, tubature, lattine, benzina
Assunzione giornaliera: 500 20 µg/die
•Assorbimento gastrointestinale
–Aumentato in carenza di calcio, ferro
•Assorbimento polmonare
•Distribuzione multicompartimentale
–99% legato a emoglobina
–Rene, fegato, cervello: emivita 1-2 mesi
–Ossa (95%): emivita 20-30 anni
•Escrezione urinaria

Effetti tossici

•Inibizione enzimi sulfidrilici
•Interferenza con ferro, calcio, zinco
•Alterazioni membrane e recettori
    – inibizione sintesi eme
    – emolisi
    – deficit intellettivo, neuropatia periferica
     •encefalopatia, coma
    –nefropatia, ipertensione arteriosa
    – tossicità riproduttiva
    –tossicità gastrointestinale
     •anoressia, stipsi, coliche addominali

Effetti ematologici


•Alterazioni membrane eritrociti
–emolisi
•Inibizione sintesi eme
protoporfirinaeritrocitaria
•Zn-protoporfirina
-ALA urinario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intossicazione da Pb inorganico

•Acuta
  –inalazione fumi, ingestione vernici
  –parestesie, coliche, anemia emolitica, insufficienza renale,     morte
  –diagnosi
•Rx addominale: opacità
•Cronica
  –coliche, neuropatia motoria, encefalopatia (irritabilità,     depressione, convulsioni, ritardo psichico nel bambino),     anemia, nefropatia
  –diagnosi
•piombo ematico
•fluorescenza ossea Rx
•bande dense metafisi

Bande dense metafisi

Intossicazione da Pb organico


•Piombo tetraetile o tetrametile
  –antidetonante nella benzina
  –altamente volatile e liposolubile
    •assorbimento cutaneo e polmonare

  –metabolizzazione epatica
     •piombo trialchile e piombo inorganico
•Neurotossicità
  –Irritabilità, convulsioni
  –Concentrazioni plasmatiche normali

Trattamento


•Intossicazione da piombo inorganico
  –anticonvulsivanti, mannitolo, cortisonici
  –EDTA, dimercaprolo, succimer, penicillamina
    •trattamento prolungato
    •effetto rebound alla sospensione


•Intossicazione da piombo organico
  –chelanti, solo se elevati livelli ematici

Arsenico


•Presente in natura
•Derivato da industrie
  –fonderie, vetro, elettronica
•Farmaci, pesticidi, erbicidi
•Veleno intenzionale
  –Assorbimento polmonare e gastrointestinale
  –Metilazione epatica
  –Escrezione urinaria
  –Legame a gruppi sulfidrilici
    •cheratina


Meccanismo d’azione


•Arsenico trivalente
  –Inattivazione enzimi sulfidrilici
•Piruvato deidrogenasi
•Arsenico pentavalente
  –Sostituzione fosfati in ATP
•Arsina (gas)
  –Legame ad emoglobina

 

Intossicazione acuta da
arsenico inorganico
•Ipotensione, shock, edema polmonare
  –permeabilitàcapillare
•Disturbi gastrointestinali
•Nefropatia
•Pancitopenia
•Encefalopatia, delirio, coma
•Neuropatia sensitiva e motoria
•Diagnosi
  –Urine
•Terapia
  –Dimercaprolo, succimer

 

Intossicazione cronica da arsenico inorganico


•Tumori maligni
  –Polmone, cute, fegato, rene
•Iperpigmentazionicutanee e ipercheratosi
•Segni di tossicità acuta
  –Disturbi gastrointestinali, anemia, neuropatia
•Diagnosi
  –Arsenico in peli, unghie
•Possibile assorbimento postumo

Intossicazione acuta da arsina


•Emolisi
  –Astenia, cefalea, ittero, emoglobinuria
•Insufficienza renale acuta
  –Dolore addominale, ematuria
•Diagnosi
  –Raramente elevati livelli urinari di arsenico
•Terapia
  –Trasfusioni, emodialisi
  –Inefficaci chelanti

Mercurio

 


•Mercurio elementare
  –vapori
•Sali inorganici
•Metilmercurio, Etilmercurio
  –Bioaccumulo nei pesci


•Usi industriali
•Conservante
•Antisettico
  –Thimerosal
•Amalgama dentale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esposizione al mercurio

 

Meccanismi di tossicità

•Legame a gruppi sulfidrilici
  –enzimi
  –cheratina
•Interferenza canali ionici
  – rilascio neurotrasmettitori
•Alterazioni microtubuli

Neurotossicità

 

 

Tossicocinetica

•Mercurio elementare
  –Assorbimento polmonare
  –Scarso assorbimento transcutaneo, orale
  –Distribuzione SNC
  –Escrezione urinaria
•Sali di mercurio
  –Assorbimento orale
    •catalasi
    •conversione da mercurio elementare
  –Accumulo renale
•Metilmercurio
  –Assorbimento polmonare ed orale
  –Distribuzione nel SNC
  –Escrezione fecale
    •Ricircolo enteroepatico

Metilmercurio

 

 

Intossicazione acuta

•Polmonite ed edema polmonare
•Neuropatia
•Gastroenterite
  –Sali di mercurio
•Necrosi tubulare renale
  –Alterazioni glomerulari

Intossicazione cronica

•Tremori
•Disturbi neuropsichici
  –Eretismo•Gengivostomatite
•Acrodinia–Eritema, dolore degli arti
•Neurotossicità fetale e neonatale
  –Metilmercurio
  –Ritardo psicomotorio
  –Malattie neurodegenerative ?
•Tossicità cardiovascolare ?

 

Trattamento


•Vapori e mercurio inorganico

  –Respirazione assistita
  –Vomito
  –Chelanti
    •Dimercaprolo
    •Penicillamina
    •Succimer
•Metilmercurio
 –Controindicati chelanti
    •Transitorio aumento concentrazioni ematiche
 –Resine politioliche
    •Diminuito ricircolo enteroepatico
 –Emodialisi
    •Somministrando cisteina o succimer

 

Cadmio


•Inquinante industriale
 –assunzione maggiore per via inalatoria
    •fumo di sigaretta
 –accumulo in alimenti
    •cereali, crostacei
•Nefropatia tubulare
   –ß2-microglobulina urinaria
   –osteomalacia
•Ipertensione arteriosa
•Enfisema, fibrosi polmonare
  –cancro polmone, prostata
•Terapia
 –EDTA, dimercaprolo

 

Cadmio-metallotioneina
Tossicità renale

 

 

Ferro


•Metallo essenziale
 –1-2 mg/die
•Emoglobina, mioglobina citocromi
•Trasporto plasmatico
 –transferrina
•Depositi
 –Fegato, macrofagi
 –Ferritina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assorbimento Ferro

•Enterociti
 –CarrierFe2+
•DMT1
 –Ferroportina
 –Carriereme
•HCP1
 –Bcrp
 –FLVCR
 –carenza ferro
 –eccesso ferro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Controllo livelli di ferro


•Epcidina
 –Prodotta da epatociti
•Produzione aumentata da aumento ferro
 –Inibisce ferroportina
•Enterociti
•Macrofagi
•Epatociti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anemia sideropenica


Sideremia, ferritina, saturazione transferrina
protoporfirina eritrocitaria
•Anemia microcitica

•Terapia orale
 –Solfato ferroso
 –200 mg/die
•Terapia e.v.
 –Ferro destrano, ferro
   sodio gluconato
 –Solo se inefficace os
  •Anafilassi
  •Reazioni anafilattoidi

 

 

 

 

 

 

 

 

Sovraccarico di ferro


•2-10 g dose letale (bambini)
•Trasfusioni, supplementi dietetici, utensili
 –accumulo ferritina
  •emosiderina

perossidazione lipidica
•Dolori addominali, gastrite erosiva, danno epatico,acidosi, shock
•Terapia
 –lavanda gastrica
 –deferoxamina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reazioni allergiche da metalli

 

 

Farmaci chelanti


•competizione con ligandiendogeni
 –donatori di elettroni
  •Legame di coordinazione
 –formazione di anelli eterociclici
•Più stabili dei ligandiendogeni
 – maggiore affinità
per il tossico
•Antidotismo
•Preservate strutture biologiche (enzimi, membrane)

–bassa affinità per i metalli essenziali
•Ca2+, Zn3+
 –distribuzione in compartimenti contenenti il metallo
 –allontanamento del complesso

 

 

Dimercaprolo


•2,3-Dimercaptopropanolo, BAL
 –10 % in olio di arachidi
 –Intramuscolo
 –Eliminazione renale

  •dissociazione in urina tubulare
  •tossicità renale
•Intossicazione da arsenico, mercurio, piombo
•Effetti sfavorevoli

–Dolore, nausea, ipertensione, trombocitopenia, disturbi della coagulazione
–RidistribuzioneAse Hg al SNC

 

Succimer


•Acido dimercaptosuccinico, DMSA

–Acido dimercaptopropansulfonico, DMPS
•Analoghi del dimercaprolo
–Migliore indice terapeutico
•Assorbimento orale
–Legame a cisteina
•Disolfuro misto
–Escrezione biliare e urinaria
•Azione chelanteper Pb, Hg, As
•Effetti sfavorevoli

–Disturbi GI, aumento transaminasi, neutropenia

 

Penicillamina


•D-Dimetilcisteina
–Meno tossico di L-isomero
–Chelanterame

•morbo di Wilson
•N-acetilpenicillamina
–Intossicazione da mercurio ed altri metalli
•Altri impieghi
–Artrite reumatoide, cirrosi biliare, sclerodermia, cistinuria
•Biodisponibilitàorale
–Interferenza con cibi
•Effetti sfavorevoli
–Nefrotossicità
–Pancitopenia
–Ipersensibilità

•Allergia crociata con penicillina

 

 

Deferoxamina


•Intossicazione da ferro
–alta affinità per Fe in ferritina, emosiderina
–bassa affinitàper ferro in citocromi, emoglobina

•Somministrazione parenterale–e.v. lenta, i.m.
–deferiproneattivo per os
•Escrezione urinaria
•Effetti avversi

–anafilassi
–difficoltàrespiratoria
–neurotossicità

 

 

EDTA


•Etilendiaminotetraacetato


 –sale sodico ipocalcemia
 –sale disodico-calcico

  •intossicazione da piombo
  •chelante extracellulare
 –somministrazione parenterale
   •e.v. lenta, i.m
  •scarsamente assorbito per os
–escrezione urinaria
•Effetti sfavorevoli
  •nefrotossicità tubulare

 

 

 

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